Ogni giorno le persone, sia come individui e famiglie sia nelle imprese, sono costrette a interfacciarsi con contratti, documenti e procedure legali spesso senza avere le competenze adeguate a ‘navigare’ in questi sistemi. In molti Paesi, la difficoltà della burocrazia e del linguaggio giuridico mette spesso in difficoltà i cittadini provocando un senso d’inadeguatezza nei confronti del sistema legale.
Di fronte a un testo pieno di terminologie tecniche e concetti complessi, la conseguenza per chi non ha un’educazione giuridica è non solo la frustrazione ma anche la sensazione di non avere il pieno controllo della situazione[1].
In risposta a questo fenomeno diffuso, alcuni ricercatori hanno iniziato da tempo a discutere di come il sistema legale potrebbe essere ripensato in termini di linguaggio e di strumenti attraverso l’approccio visual. La disciplina che cerca di rispondere a questa domanda è stata chiamata Legal Design[2] e si prefigge l’obiettivo di avvicinare il mondo legale alle persone che non hanno formazione o esperienza in tema giuridico. In termini generali, il Legal Design si ispira ai concetti di Design Thinking e User Experience: si tratta di metodologie già consolidate e utilizzate per risolvere i problemi con empatia e collaborazione.
Come noto, l’uso del design thinking nell’esercizio dell’attività legale è nato alla Stanford Law School & d.school negli Stati Uniti. L’intento è di mantenere un approccio che pone le persone al centro della progettazione e dell’erogazione dei servizi anche nel mondo giuridico per rendere l’esperienza più intuitiva, fruibile e inclusiva. Le metodologie del design offrono un’opportunità per rivedere il modo in cui sono pensati e raccontati i principali strumenti dell’attività legale ovvero documenti, contratti e procedimenti. I cittadini percepiscono la necessità di semplificare la visualizzazione e apprezzeranno le potenzialità del legal design dalla semplificazione del linguaggio, alla riprogettazione dei contratti, fino alla semplificazione dei procedimenti sia per i cittadini che per professionisti e operatori.
La nuova progettazione non è solo grafica ma riduce all’essenziale le informazioni da comunicare e le organizza secondo un flusso logico in maniera da non scoraggiare, anzi favorire la lettura e la comprensione.
I cittadini percepiscono la necessità di semplificare la visualizzazione anche quando si trovano ad utilizzare servizi digitali, in particolare quando si interfacciano con lunghe pagine di termini e condizioni che riguardano la privacy.
Il punto nodale di alcune iniziative, come quella del nostro gruppo[3], è partire dall’analisi dei testi di alcuni moduli (ad es. ‘informativa sull’utilizzo dei dati personali’ e ‘consenso privacy’ per varie attività, sia on line che nel mondo “fisico”), per arrivare a “tradurre” le richieste – quasi sempre percepite sia dagli estensori che dagli utilizzatori nella migliore delle ipotesi come burocratiche – in domande semplici per il cittadino adattandosi anche al livello di comprensione della lingua dell’utente. E’ quindi altamente auspicabile una partecipazione dialogica con i cittadini, ognuno dei quali ha a che fare ogni giorno con modulistica privacy, anche e soprattutto per attività web.
Non solo una forma grafica e visiva resa più efficace in termini di Visual Law [4] aiuta a comprendere il contenuto di un testo legale ma può aiutare anche la comprensione di un processo giuridico. In sostanza, l’obiettivo è rendere i cittadini più consapevoli con norme e procedure ben progettate in termini di Proactive law ovvero la formazione delle persone e la produzione di documenti che siano semplici, chiari ma soprattutto attrattivi nei confronti dei destinatari.
Contratti e documenti giuridici più chiari e comprensibili, anche (ma non solo) con l’aiuto di grafici e altri strumenti di visualizzazione, intendono quindi mettere al centro le persone che chiedono l’intervento della legge per aiutarle a risolvere i problemi, prevenendo i conflitti. E in tutti i Paesi la diffusione del legal design potrebbe contribuire molto più in generale a una gestione efficace, snella e trasparente della giustizia, tenendo presente gli incessanti sviluppi tecnologici e utilizzando quindi nuovi strumenti sempre al passo coi tempi.
In sintesi, appaiono elevate e sostanziali le potenzialità del legal design, a partire dalla semplificazione del linguaggio, alla riprogettazione dei contratti, fino alla semplificazione dei procedimenti per i cittadini; tutto ciò a maggior ragione per i soggetti più esposti, a favore dei quali sono intuibili i benefici in termini di accessibilità sia “passiva”, come ad es. l’effettività della tutela relativa alla messa in rete dei dati, ma soprattutto “attiva”, grazie alla quale le persone vengano ad essere messe in condizione reale di conoscere i propri diritti e di poterli esercitare in pratica come previsto dalle norme.
Per questo, sulla scia delle novità GDPR, stiamo sperimentando come i vantaggi del sapere comunicare e coinvolgere in maniera efficace il cittadino by design e by default, cioè in pratica già dalla progettazione, potranno rivelarsi la chiave giusta affinché i documenti legali che incontra nella vita di ogni giorno possano finalmente trasmettergli trasparenza e senso di controllo della situazione molto più sostanziali ma anche nettamente e immediatamente percepibili.
In quest’ottica, la nostra iniziativa ‘Disegniamo la Privacy del Futuro’, recante il patrocinio di due realtà scientifiche molto importanti quali il Centro di ricerca di diritto privato europeo/Research Centre of European Private Law – ReCEPL[5], e l’Associazione laureati Suor Orsola Benincasa – ALSOB, ha partecipato con grande successo alla XXXIII edizione dell’importante manifestazione scientifica ‘FUTURO REMOTO 2019, ESSERE 4.0’, tenutasi a Napoli presso Città della Scienza[6].
La natura e l’impostazione della nostra iniziativa ci portano ad essere vicini al mondo della formazione e della cultura che sono senz’altro tra gli stakeholder principali. La tutela dei dati personali e della privacy costituisce infatti un tema di strettissima attualità per tutti gli utenti, a partire dai giovani, destinati ad entrare presto – quando non lo sono già – nel novero dei “contraenti più deboli” in un qualsiasi tipo di contratto con enti e aziende che producono e utilizzano documenti scritti in “legalese”, in cui molti cavilli non si capiscono e vengono molto spesso percepiti come sorgente di preoccupazione o rassegnazione e fonti di possibili arbitrii, anche e soprattutto online.
Per questo stiamo lanciando la fase di dissemination della nostra iniziativa, onde interagire con Enti, Istituti e aziende che vogliano mettere in pratica insieme a noi un percorso assolutamente innovativo attraverso la multidisciplinarietà e la ‘contaminazione’ fra discipline diverse. Così esperti di diritto della data protection, legal technology e design thinking verranno impegnati nella progettazione e realizzazione di prodotti e servizi non solo fortemente innovativi, ma che cerchino di massimizzare l’esperienza utente anche in campi, come quello giuridico, nei quali la ‘trasformazione digitale’ [7] è, nel nostro Paese, appena agli inizi.
Il centro dell’attenzione non sarà più un freddo documento, atto o contratto ma l’utente, che potrà finalmente diventarne soggetto attivo in tutti i sensi.
Senza trascurare che, perseguendo l’obiettivo fondamentale di consentire a tutti di poter comprendere appieno i diritti esplicati nei documenti legali, ad iniziare da quelli relativi alle norme in materia di Privacy, si potrebbe conseguire anche un altro obiettivo socialmente assai rilevante, cioè quello di far emergere e valorizzare l’enorme patrimonio in termini di Human Capital dei nostri giovani che troppo spesso giace latente ed inespresso.
Di riflesso, anche per il mondo delle professioni e delle aziende le prospettive saranno disruptive: “gli strumenti e la tecnologia disponibili hanno il potenziale per trasformare ciò che gli studi legali possono fare per le aziende e anche come le aziende vedono il valore che i team legali possono creare”[8].
Ecco perché “team legali innovativi sono sempre più alla ricerca della tecnologia per migliorare i processi, ridurre i costi, minimizzare i rischi e fornire servizi migliori”[9]. (…) “La tecnologia legale può aiutare i team legali a meglio organizzare risorse per raggiungere gli obiettivi commerciali, nonché identificare e mettere in evidenza vittorie rapide e obiettivi a lungo termine, consentendo loro di stabilire priorità e allocare le risorse al giusto costo. La tecnologia opportuna può aiutare i team più piccoli a funzionare oltre la capacità e il budget attuali, e consentire a team più grandi di semplificare i processi operativi”[10].
Sergio Guida
[1] Si veda, ad es., P. Fattori (a cura di), Il Legal Design: un nuovo strumento per una comunicazione efficace. in https://www.animaimpresa.it/2019/10/24/il-legal-design-un-nuovo-strumento-per-una-comunicazione-efficace/.
[2] Un’esposizione semplice ma ad ampio raggio è contenuta ad es. in M.T. De Luca, Legal Design , il diritto incontra la tecnologia in https://ilprogressonline.it/2018/10/legal-design-il-diritto-incontra-la-tecnologia/. Per una trattazione scientifica si veda G. Berger-Walliser, T.D. Barton, H. Haapio, From Visualization to Legal Design: A Collaborative and Creative Process, Electronic copy available at: http://ssrn.com/abstract=2841030 .
[3] Si tratta del ‘Gruppo Masteristi DPO & Privacy Law Unisob’. Come si legge nel portale web dell’Università Suor Orsola Benincasa (Unisob), “Nell’anno accademico 2018-2019, sotto la direzione della Prof.ssa Lucilla Gatt e del Prof. Giovanni Russo, nell’ambito del progetto TAtoDPR (Training Activities to implement the Data Protection Reform) promosso e finanziato dalla Commissione Europea programma “Rights, Equality and Citizenship/Justice Programme”, si è svolta la prima edizione del Master di II livello in DATA PROTECTION OFFICER E DIRITTO DELLA PRIVACY.” (…) Del Consorzio vincitore fanno parte, oltre a Unisob, tre università straniere (Universidad de Sevilla, Loughborough University e University of Derby), nonché realtà imprenditoriali che vantano una solida esperienza nel settore della progettazione, dello sviluppo di software e hardware, nella Human Machine Interaction.”
[4] Una sintesi efficace ed utili indicazioni bibliografiche sono contenute alla pagina web http://www.lexpert.com/our-approach/visualization/visual_law/.
[5] Come si legge nel sito, “ReCEPL, quale luogo di ricerca interdisciplinare tra esperti e ricercatori, ha finora condotto ricerche in ambito giuridico e tecnologico in materia di: tutela dei dati personali in ambito digitale, attraverso analisi di tipo giuridico comportamentale”, etc..
[6] Per tutti i dettagli sull’evento si rimanda al link: http://www.cittadellascienza.it/futuroremoto/legal-design-e-visual-law-applicati-a-documenti-privacy-disegniamo-la-privacy-del-futuro/.
[7] Sulla Digital Transformation si veda ad es., G. Fracasso, Digital transformation: cos’è la trasformazione digitale in https://www.digital-leaders.it/blog/la-digital-transformation.
[8] Cfr. PWC, The role of technology in transforming in-house legal teams. Exploring the benefits of legal technology and finding the right solution in https://www.pwc.co.uk/services/legal-services/legal-means-business/legal-technology.html.
[9] Ibidem.
[10] Ibidem.